Inflazione Usa vs inflazione India: un unicum storico
09 August, 2023
Per la prima volta a memoria d’uomo, l’inflazione statunitense è salita al di sopra di quella indiana. Ad affermarlo è Praveen Jagwani, Ceo di UTI International. “L’economia indiana è in qualche modo isolata dalle pressioni inflazionistiche globali, dato il suo orientamento prevalentemente domestico”. Un livello dei prezzi relativamente basso potrebbe far ben sperare per la rupia indiana e incentivare l’aumento degli investimenti esteri nel paese.
Inflazione Usa-India, un unicum storico
Il tema dell’inflazione e del rientro da politiche monetarie ampiamente accomodanti da parte delle banche centrali tiene banco sui mercati. “Il lungo getto di liquidità si sta esaurendo, ma molti si stanno ancora insaponando e fischiano sotto la doccia, fiduciosi che si risciacqueranno appena in tempo”. Con questa metafora, Praveen suggerisce che la fiducia riposta nell’azione della Federal Reserve di contrastare l’inflazione elevata potrebbe essere messa a dura prova nei prossimi mesi.
L’indice dei prezzi al consumo (Cpi) negli Stati Uniti (Usa) non accenna a fermarsi, registrando un +7,5% nel febbraio 2022, sui massimi da 40 anni; sul medesimo periodo, la variazione dell’inflazione indiana ha toccato il 6%, con rialzi progressivi anche nel Regno Unito e in Eurozona. Una situazione che “riduce lo spazio di manovra per le banche centrali”, commenta l’esperto, e che riporta l’attenzione sulle dinamiche di portafoglio.
Gestire l’India in portafoglio
Quando si parla di India, una strategia avveduta potrebbe essere quella del ‘buy and hold’. Le valutazioni elevate, gli imminenti aumenti dei tassi di interesse e il rallentamento della crescita globale rendono imprevedibili le prospettive di breve termine. “Gli investitori dovrebbero concentrarsi sul lungo termine e seguire i principi d’oro della diversificazione e dei piani di accumulo del capitale”, afferma l’esperto di UTI. I prossimi mesi potrebbero risultare turbolenti, con varie forze di mercato che lottano per adeguare i prezzi dei titoli a una nuova normalità. “A meno che non si riesca a cronometrare con precisione gli alti e bassi del mercato, rimanere investiti si è storicamente dimostrato una strategia migliore”.
Un emergente tra gli emergenti
Le valutazioni azionarie dell’India sono state quasi sempre superiori a quelle della maggior parte dei mercati emergenti. Secondo Praveen, la ragione di questo premio storico sta nella forza della democrazia indiana: i suoi sistemi, le sue istituzioni e le sue strutture di governance. “Una democrazia funzionante con lo Stato di Diritto è vitale per gli azionisti di minoranza per sviluppare convinzione”. Le riforme strutturali attuate nel Paese negli ultimi anni (Goods & Service Tax, Insolvency & Bankruptcy code e Production Linked Incentives) sono servite a rafforzare questa convinzione.
Un commento sempre attuale è quello che concerne il confronto con la Cina. Nel 2021, l’indice Msci Em ex-China ha sovraperformato del 32% circa l’indice Msci China (rispettivamente con performance inerenti l’anno 2021 del +10% e del -21,6%), a testimonianza del rallentamento indotto dalla politica cinese, ma anche del potenziale delle economie emergenti e asiatiche nel loro complesso. L’India potrebbe così scalzare il predominio di Pechino e diventare centro di raccolta del capitale di crescita mondiale.
“Tuttavia, la volatilità globale risuonerà in tutti i mercati emergenti e l’India non farà eccezione”, conclude l’esperto di UTI International. “Un buon porto sicuro sarebbe costituito da aziende di alta qualità che hanno una comprovata esperienza nella navigazione redditizia dei cicli precedenti”.
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